The Big Game Theory: picchiaduro a round

di Gabriele Piga 20/05/2014 SCIENZA E TECNOLOGIA
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Ripensando alle classiche sale giochi il ricordo ci porta a quei luoghi un pò sporchi,  caratterizzati dall'aroma di mozzicone spento ai lati della pulsantiera. Ritornano anche quei rumori a 8 bit di sottofondo. Ma accanto all'habitat in cui si giocava torna in mente il genere  "Picchiaduro a round" che ha accompagnato l'adolescenza di molti.

Pensate a quell'atmosfera, automaticamente vi apparirà un immagine, quel insert coin lampeggiaggiante, ovviamente il gioco è Street Fighter II.

In quell'atmosfera, caratterizzata dall'insert coin lampeggiante,  Street Fighter II diventa un ricordo indelebile per gli appassionati di videogiochi. Una saga non inizia con un 2 ma il primo capitolo risalente al 1987, ovviamente della Capcom, era un prototipo quasi, ancora imperfetto con una storia incentrata su combattimenti singoli senza la possibilità di selezionare personaggi all'infuori di Ryu.

Nel 1991 debutta "Street Fighter II" ovviamente non ha bisogno di presentazioni di alcun genere uno dei migliori picchiaduro di sempre. Successivamente fu disponibile anche su cartuccia del Super Nintendo. Per quella console prese il nome di Super Street Fighter II ed aveva 4 personaggi in aggiunta ai classici 12.

Lo stesso anno la Snk, un'altra importante azienda che si occupa di videogiochi, cercò di contrastare questo strapotere Capcom distribuendo Fatal Fury. Il gioco ha come innovazione la possibilità di combattere su due piani che lo rendo meno monotono rispetto alla concorrenza. Per i più curiosi: in rete potete conoscere la storia dei Fratelli Bogard, i protagonisti di questo videogioco. Su youtube, nel canale Yamato Animation, possiamo vedere gratis l'anime, cioè Fatal Fury: La leggenda del lupo famelico.

"Finish him!" se leggevate questo la libidine era alle stelle, la concentrazione al massimo perchè la combinazione di tasti doveva essere perfetta per eseguire la Fatality.

Il 1992 è l'anno di Mortal Kombat. Un nome riconducibile a sangue, un paio di pellicole cinematografiche (citando Mark Wahlberg in Ted, "direi tanto brutto eppure tanto bello" riferito alla prima pellicola) e un pezzo molto anni 90 di un gruppo belga "The Immortals" dal titolo Techno Syndrome.

Torniamo al gioco e agli innesti che hanno permesso a Mortal Kombat di diventare cosi famoso. Il sangue innanzitutto scorreva a secchiate, colpendo un avversario potevamo gustarci scene molto pulp. Le Fatality che abbiamo già menzionato, con cui a fine incontro potevamo dare il colpo di grazia al nostro rivale. Inoltre le combinazioni dei pulsanti. Ci sono delle variazioni. Due danno pugni, due danni calci e uno è usato per bloccare.

Lasciamo un innovatore per un altro, perchè nel 1993 la Sega tira fuori dal cilindro Virtual Fighter il primo picchiaduro in 3D.

Le regole base sono sempre più o meno le stesse vincere 2 round su 3 facendo esaurire la barra energetica a suon di pugni, oppure facendo cadere l'avversario fuori dal ring entro i trenta secondi del match.

Chiudiamo la nostra carrellata che altrimenti potrebbe protrarsi all'infinito con un altro gioco: Tekken. "The King of Iron First Tournament" se avete giocato almeno una volta a Tekken sapete di cosa parlo, incontri rapidi, combo che non lasciano scampo se correttamente eseguite e un realismo della fluidità e degli stili che impressiona per l'anno in cui è concepito (1994). Per i più fedeli la Namco Bandai nel 2012 ha aperto il Tekken Museum ad Osaka in Giappone.

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